Gruppo di lavoro 5

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Tema: Come vivono la fede gli immigrati fuori dal loro paese.
 
In generale si evidenzia che gli immigrati fuori dal loro paese rischiano di abbandonare la pratica religiosa. I motivi di tale abbandono sono diversi:

Si prendono le abitudini e la mentalità degli “italiani”: partecipazione saltuaria alla Messa o episodica in occasioni particolari.La difficoltà della lingua e il diverso modo di celebrare rende poco appetibile il partecipare alle celebrazioni nelle parrocchie.Venir meno delle tradizioni popolari e delle consuetudini del proprio paese.I ritmi di lavoro che lasciano poco spazio alle persone o le impegnano anche durante i tempi delle celebrazioni.Prevalere della preoccupazione economica: occorre guadagnare, fare soldi. Qualcuno a questo riguardo ha detto che il benessere a volte diventa un ostacolo al cammino di fede.La dispersione sul territorio rende faticoso la partecipazione alla vita delle comunità cattoliche degli immigrati. Altri sostituiscono la partecipazione alla vita della comunità cattolica con quella dei gruppi pentecostali. Qui si usa la propria lingua, ci si esprime con i propri ritmi e c’è un clima di accoglienza.In modo particolare si nota una maggiore difficoltà da parte dei giovani a coltivare la propria fede. I giovani tendono ad assumere fortemente la mentalità e i comportamenti dei loro coetanei.Ci sono però anche persone che riscoprono la propria fede proprio nella emigrazione. Occorre però stare attenti perché in alcuni casi la domanda di battesimo o di altro sacramento è occasionale e poi non si traduce in una partecipazione attiva alla vita della comunità cristiana. In questo caso occorre prestare molta attenzione a coloro che domandano i sacramenti per verificarne le motivazioni.Anche il rapporto dei fedeli con il sacerdote qui in Italia cambia rispetto al proprio paese di origine. Come pure si sperimenta una difficoltà di relazione tra preti “locali” e “stranieri”. Questo porta anche i sacerdoti a sentire la fatica del loro servizio ministeriale.Una situazione particolare è vissuta dai sacerdoti appartenenti a una chiesa orientale: il continuo passare da un rito e una lingua diversa è faticoso e disorienta.

N.B. queste ultime osservazioni penso siano meglio inserite nelle tematiche degli altri gruppi di lavoro. Ciononostante evidenziano come anche per il sacerdote “straniero” il cammino di fede non sia semplice e sempre fruttuoso.
 
Di fronte a questa situazione sono emerse due domande:

Come far crescere una fede degli immigrati che non si fermi alle tradizioni popolari?Le parrocchie, quale cammino di integrazione dovrebbero realizzare affinché gli immigrati si trovino accolti? …e quale risonanza nelle comunità di origine? Gli immigrati che tornano a casa in vacanza a volte vengono classificare come “stranieri” e la stessa cosa succede anche ai preti. Questo evidenzia che quanti fanno l’esperienza della migrazione assorbono modi di pensare e di agire che li fanno percepire stranieri nel loro paese.

 

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