«Festa diocesana dei migranti cattolici», l’Arcivescovo: «La nostra comunione allarghi i cuori»

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È un forte appello a superare barriere e divisioni quello lanciato domenica 7 giugno da mons. Andrea Bruno Mazzocato in occasione della terza festa diocesana dei migranti cattolici. Dopo la Santa Messa sono seguiti il corteo per le vie cittadine, il pranzo comunitario e la festa con il contributo delle diverse comunità

«Le vicende della vita hanno portato in terra friulana cristiani cattolici da tante nazioni. Essi, come i cristiani nati qui, sono tra gli invitati alla grande Cena del Signore che supera confini e barriere. Gesù ci chiede di sederci vicini gli uni agli altri pregando con voci diverse ma con la stessa fede e mangiando tutti il Pane consacrato, il Corpo del Signore che ci viene donato».
 
Così l’Arcivescovo di Udine, mons. Andrea Bruno Mazzocato, nell’omelia della Santa Messa in occasione della Terza festa diocesana dei migranti cattolici e della ricorrenza del Corpus Domini, celebrata questa mattina 7 giugno in una cattedrale gremita di fedeli di tutte le etnie.
 
«Gesù riempie i nostri cuori del suo unico amore – ha ricordato mons. Mazzocato – e ci invita, secondo le parole dell’apostolo Paolo, ad avere tra di noi un solo debito: il debito dell’amore reciproco». «È un debito – ha precisato il presule – che non avremo mai finito di pagare, specialmente finché ci saranno poveri che passano per le nostre strade e piazze e bussano alle nostre porte». Un invito, quello del pastore della Chiesa Udinese, che tocca nel profondo, in particolare alla luce dei fatti di strettissima attualità riguardo ai migranti che coinvolgono anche il territorio friulano. Il debito dell’amore reciproco, ha indicato l’Arcivescovo, «è la strada della comunione, contro ogni individualismo e ogni paura che tendono a dividerci, facendo pagare il prezzo più alto sempre ai poveri».
 
Poi un riferimento diretto alla Festa dei migranti cattolici, fortemente voluta proprio dall’Arcivescovo e che sta proseguendo questo pomeriggio, con un momento di incontro, canti, balli e musica, animati dalle stesse comunità immigrate, nell’aula 3 della Facoltà di Economia in via Tomadini 30:  «È una festa che non ci siamo inventati noi per qualche motivo umanitario, pur nobile – ha sottolineato mons. Mazzocato -. Questa festa l’ha inventata Gesù nell’Ultima Cena. Non siamo noi che scegliamo chi invitare alla festa secondo nostri criteri umani che escludono sempre qualcuno. È Gesù che invita toccando il cuore e la coscienza di una persona con la sua Parola, attirandola a sé con legami di amore e col battesimo e accogliendola nella comunione più piena con lui donandole il suo Corpo e il suo Sangue nell’eucaristia. Con il suo Santo Spirito arriva in ogni continente e fa nascere nuovi cristiani e li invita a condividere con gli altri fratelli di fede il suo Pane della vita e il suo Calice di salvezza».
 

Durante la celebrazione i fedeli sono stati quindi invitati a rivivere, insieme, l’Ultima Cena. Al termine, il caloroso abbraccio dell’Arcivescovo agli immigrati, molti dei quali hanno chiesto al presule di concedersi per delle foto ricordo della giornata. Poi il colorato e festoso corteo dei partecipanti, nei loro costumi tradizionali, si è snodato per la città al ritmo dei tamburi, tra molti sguardi curiosi e l’apprezzamento generale dei passanti, contagiati dall’allegria di canti e balli. Si è vista così una prima, seppur piccola, vera testimonianza di quanto auspicato da mons. Mazzocato nella sua omelia: «Che questa nostra comunione faccia bene anche alla città, a Udine. Che allarghi i cuori».
 
A questo link l’omelia integrale dell’Arcivescovo.
 
 

 

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