Si celebra domenica 17 gennaio, attesi in Vaticano per l’angelus del Papa oltre 5mila migranti. Papa Francesco: «I migranti sono nostri fratelli e sorelle che cercano una vita migliore lontano dalla povertà, dalla fame, dallo sfruttamento e dall’ingiusta distribuzione delle risorse del pianeta, che equamente dovrebbero essere divise tra tutti.» Tutte le parrocchie sono invitate a vivere un momento di riflessione attorno a questo tema.
L’Europa, «aiutata dal suo grande patrimonio culturale e religioso, abbia gli strumenti per difendere la centralità della persona umana e per trovare il giusto equilibrio fra il duplice dovere morale di tutelare i diritti dei propri cittadini e quello di garantire l’assistenza e l’accoglienza ai migranti». L’appello è stato pronunciato da Papa Francesco, lunedì 11 gennaio, nell’udienza al Corpo diplomatico accreditato in Vaticano, momento nel quale il pontefice ha espresso anche «una particolare riconoscenza all’Italia, il cui impegno deciso ha salvato molte vite nel Mediterraneo e che tuttora si fa carico sul suo territorio di un ingente numero di rifugiati. Auspico – ha proseguito – che il tradizionale senso di ospitalità e solidarietà che contraddistingue il popolo italiano non venga affievolito dalle inevitabili difficoltà del momento, ma, alla luce della sua tradizione plurimillenaria, sia capace di accogliere ed integrare il contributo sociale, economico e culturale che i migranti possono offrire».
Parole che preludono al Giubileo dei migranti, che sarà celebrato domenica 17 gennaio, in San Pietro, in occasione della 102ª giornata del migrante. Il tema scelto è «Migranti e rifugiati ci interpellano. La risposta del Vangelo della Misericordia» e nella giornata sono attesi oltre 5.000 migranti che parteciperanno all’Angelus del Papa e, insieme, poi passeranno la Porta Santa per partecipare alla celebrazione eucaristica in San Pietro. La ragione sottesa alla scelta di questo tema – spiega il Papa nel suo Messaggio – risiede nel fatto che: «Nella nostra epoca, i flussi migratori sono in continuo aumento in ogni area del pianeta: profughi e persone in fuga dalle loro patrie interpellano i singoli e le collettività, sfidando il tradizionale modo di vivere e, talvolta, sconvolgendo l’orizzonte culturale e sociale con cui vengono a confronto. Sempre più spesso le vittime della violenza e della povertà, abbandonando le loro terre d’origine, subiscono l’oltraggio dei trafficanti di persone umane nel viaggio verso il sogno di un futuro migliore. Se, poi, sopravvivono agli abusi e alle avversità, devono fare i conti con realtà dove si annidano sospetti e paure. Non di rado, infine, incontrano la carenza di normative chiare e praticabili, che regolino l’accoglienza e prevedano itinerari di integrazione a breve e a lungo termine, con attenzione ai diritti e ai doveri di tutti. Più che in tempi passati, oggi il Vangelo della misericordia scuote le coscienze, impedisce che ci si abitui alla sofferenza dell’altro e indica vie di risposta che si radicano nelle virtù teologali della fede, della speranza e della carità, declinandosi nelle opere di misericordia spirituale e corporale».
«I flussi migratori – prosegue nel messaggio Francesco – sono ormai una realtà strutturale e la prima questione che si impone riguarda il superamento della fase di emergenza per dare spazio a programmi che tengano conto delle cause delle migrazioni, dei cambiamenti che si producono e delle conseguenze che imprimono volti nuovi alle società e ai popoli. Ogni giorno, però, le storie drammatiche di milioni di uomini e donne interpellano la Comunità internazionale, di fronte all’insorgere di inaccettabili crisi umanitarie in molte zone del mondo. L’indifferenza e il silenzio aprono la strada alla complicità quando assistiamo come spettatori alle morti per soffocamento, stenti, violenze e naufragi. Di grandi o piccole dimensioni, sono sempre tragedie quando si perde anche una sola vita umana. I migranti sono nostri fratelli e sorelle che cercano una vita migliore lontano dalla povertà, dalla fame, dallo sfruttamento e dall’ingiusta distribuzione delle risorse del pianeta, che equamente dovrebbero essere divise tra tutti. Non è forse desiderio di ciascuno quello di migliorare le proprie condizioni di vita e ottenere un onesto e legittimo benessere da condividere con i propri cari?»
Parole chiare, quelle di Papa Francesco, a cui la Chiesa udinese ha già cominciato a rispondere. E nei prossimi giorni da parte delle parrocchie friulane ci sarà un’ulteriore risposta. Si è sbloccata infatti l’assurda situazione per cui cento posti messi a disposizione della Prefettura dalla Caritas – in canoniche e altri edifici di varie parrocchie della Diocesi – non erano utilizzabili per motivi burocratici. «La Prefettura – fa sapere il vice direttore della Caritas di Udine, Paolo Zenarolla – ci ha comunicato l’accettazione di una quota di quei posti, una sessantina circa, collocati principalmente nelle parrocchie di Enemonzo e Pontebba ed in altre da definire». Anche altre parrocchie però hanno messo a disposizione degli spazi, ad esempio nel Codroipese.