Gruppo di lavoro 3

Partecipanti:
don Anthony FERNANDO (cappellano a servizio ai CINGALESI nella Diocesi di VERONA)
don Locksley PEIRIS (studente e cappellano a servizio ai CINGALESI nella Diocesi di VICENZA)
p. Benjamin OKON MSP (cappellano a servizio agli AFRICANI ANGLOFONI nella Diocesi di PADOVA)
don Iosif LUCACI (cappellano a servizio ai ROMENI RITI LATINI nella Diocesi di VICENZA)
don Jean BAPTISTE KALIMBA (cappellano a servizio agli AFRICANI FRANCOFONI nella Diocesi di TREVISO)
p. Elmer Agcaoili (Paulino) BUMANGLAG, SVD (coordinatore nazionale per i filippini e cappellano a servizio ai FILIPPINI nelle Diocesi di VICENZA e UDINE)
don Valentin AENOAEI (cappellano a servizio ai ROMENI nella Diocesi di GORIZIA)
p. Sylvester BARTOSZEWSKI ofm conventual (cappellano ai servizi ai POLACCHI nella Diocesi di PADOVA)
don Alex MENSAH AGYEMANG (cappellano ai servizi ai GHANESI nella Diocesi di Treviso)
don Valentino (direttore migrantes nella Diocesi d’ADRIA E ROVIGO)
 
Il tema scelto per avviare una discussione è LA comunità ETNICA E LA realtà PARROCCHIALE E DIOCESANA: Durante lo svolgimento della discussione sono emersi realizzazione e osservazioni:

tutti in questo gruppo affermano la presenza di una chiamata da parte della diocesi come chiesa locale (stipulato una convenzione, accordi tra vescovi e vescovi e tra vescovi e tra superiori)una giusta che anche alcuni conferenza episcopale della chiesa partenza e arrivo sono coinvolti in questo pastorale agli immigrati; dal lato è una corretta dare una risposta pastorale a questi immigrati.anche esistono convenzione, c’è la difficoltà nell’esercizio dell’accoglienza al presbitero non italiano.esiste il disagio nell’esperienza del prete in modo particolare della “collegialità” tra i preti nel luogo.ci sono parroci comportano come re, dittatore e considerano la loro parrocchia come il loro regno.alcuni di preti non italiani sono considerati come “mendicanti” sia dai loro collaboratori preti oppure nella parrocchianon è chiaro molto il ruolo di sacerdoti cappellani non italianiesiste la difficoltà nella condivisione nel lavoro ministeriale (altri sentano essere chierichetti del parroco)una percezione che non è molto chiara il valore della pastorale specifico e pastorale ordinariaci sono di loro in continua ricerca di sede oppure sempre considerati secondo classe nel piano pastorale del luogo.solamente una pro-forma l’appartenenza del prete non italiano nel consiglio pastorale ordinarianel congrega poco parlato questo tipo di apostolato e serviziouna corretta per una comunità che può vivere la propria identità cristiana dentro in una parrocchia, una facilitazione bene anche il cammino di formazione, e catechesi.alcuni di sacerdoti sentano veramente di diventare “pastori” per il loro gregge.conoscono meglio le loro pecore e sentano perfino l’odore (significa dedicano ascolto e accompagnamento)deve essere migliorato molto il dialogo tra preti stessiqualche volta non è valorizzato la preziosità del prete non italianonon sembra visto come uomo credente o uomo di fede solamente prestazioni di servizi sia per la pastorale specifica e pastorale ordinaria.bisogna rafforzare e promuovere punti corretti: accoglienza, riconciliazione, servizio alle gente, carità pastorale, dialogo, condivisione, incontro, formazione di fede, festa dei popoli, sostenere pastorale specifica.

 
Don Valentino – Direttore Migrantes ADRIA-ROVIGO
Moderatore/Coodinatore del Gruppo 3
 
P. Elmer Agcaoili Bumanglag, SVD (Paulino) – Cappellano e Coordinatore Nazionale per i Filippini
Segretario del Gruppo 3

 

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