Abbiamo iniziato il nostro lavoro riflettendo sul vademecum presentato dal Monsignore Vescovo. È stato rilevato che è molto interessante ed è da riprendere.Per quanto riguarda il nostro tema, abbiamo cercato di affrontarlo, dividendolo in due parti: Le Difficoltà e Gli Strumenti. Nel ciascuno di queste due parti, abbiamo riflettuto sulla fede del presbitero seguendo tre schemi:La dimensione personaleLa dimensione relazionale con i suoi confratelliLa dimensione relazionale con le comunità.
La dimensione personale – è stata rilevata la differenza tra la chiesa di partenze o provenienza e quella di accoglienza. Qui si è riscontrato il problema del conflitto della cultura e delle abitudini che un presbitero che arriva da un altro paese deve affrontare. Questo conflitto può verificarsi anche nel campo liturgico.La dimensione relazionale con i confratelli – qui è stato detto che la poca accoglienza da parte dei nostri confratelli italiani – i parroci ed altri preti – impedisce profondamente la crescita della fede personale del presbitero extracomunitario.La dimensione relazionale con le comunità – la vita religiosa delle comunità sia italiana, sia quella straniera, verso al quale si presta il proprio servizio pastorale, può aiutare o meno la crescita della fede del sacerdote.
La dimensione personale – è stato auspicato una maggiore prestazione di attenzione alla fede personale da parte del presbitero. C’è stato il consenso sul fatto che alle volte, un sacerdote può sentirsi vuoto, a causa dei suoi impegni pastorali. Allora, per curare ed alimentare la propria fede, è molto opportuno che il sacerdote prenda sul serio la sua vita di preghiera, di ascolto della parola di Dio, la partecipazione ai ritiri, e alle congreghe. Deve anche avvalersi della direzione spirituale. Inoltre, una buona conoscenza della lingua italiana è indispensabile per la sua effettiva pastorale e crescita personale.La relazione con i confratelli – il rapporto con i parroci che ospitano i sacerdoti stracomunitari ed altri preti della diocesi, alle volte costituisce un ostacolo alla crescita della fede personale del presbitero. Poca accoglienza o freddezza nei confronti di un sacerdote straniero è molto controproducente in questo campo. Invece, una buona accoglienza è uno stimolo molto significativo. Dall’altro lato, il presbitero straniero è sollecitato a costruire un buon rapporto con in confratelli con cui vive in casa, pregando, mangiando, chiacchierando insieme ecc. Deve sfruttare le diverse occasioni di formazione messe alla sua disposizione dalla diocesi.La relazione con le Comunità – Ci siamo ricordati che noi non siamo preti per conto nostro. Lo siamo per gli altri. Prestare il proprio servizio pastorale in maniera sincera aiuta ad alimentare la fede non solamente quella dei fedeli, ma anche quella del sacerdote, in quanto è un crescere insieme.
Alla fine, abbiamo ritenuto giusto sottolineare il fatto che noi non dobbiamo stupirci o meravigliarci di fronte alle difficoltà che caratterizzano la nostra pastorale, siccome è una realtà abbastanza recente, che di conseguenza non ha una lunga tradizione.